Un mondo libero dalla fame rimane una sfida enorme: rapporto SOFI sulla sicurezza alimentare

Crisi economiche, conflitti e cambiamento climatico fanno aumentare il numero di quanti soffrono la fame per il terzo anno consecutivo

WFP Italia
5 min readJul 15, 2019
Un campo ONU per rifugiati nella provincia dell’Ituri nella Repubblica Democratica del Congo l’anno scorso. Foto WFP/Jacques David

Il numero delle persone che, nel mondo, soffrono la fame è aumentato per il terzo anno consecutivo, secondo l’ultimo rapporto annuale delle Nazioni Unite sulla fame (“Lo Stato dell’Insicurezza Alimentare nel Mondo” — SOFI).

Il rapporto delle Nazioni Unite viene pubblicato congiuntamente da FAO, IFAD, Unicef, Organizzazione Mondiale della Sanità e dal World Food Programme. È considerato un parametro affidabile per misurare i progressi verso l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile #2 dell’ONU, Fame Zero.

Presentato lunedì 15 luglio a New York, il rapporto SOFI presenta dati relativi al 2018 e fissa a 821 milioni il numero delle persone che soffrono di fame cronica nel mondo, un incremento di oltre 10 milioni rispetto all’anno precedente. Questo significa che una persona su nove soffre la fame nel mondo, in particolare in Africa dove il dato si attesta ad una persona su cinque.

Sono 149 milioni i bambini che soffrono di deficit di sviluppo (rapporto tra altezza ed età) e circa 2 miliardi di persone vivono in livelli moderati di insicurezza alimentare.

Siamo arrivati sulla Luna cinquant’anni fa, ora si parla di Marte, ma non riusciamo a sfamare tutti gli abitanti sulla Terra” afferma Arif Husain, Capo Economista del World Food Programme.

Aggiunge inoltre che, se non ci si concentra “sulle principali cause della fame come i conflitti e il clima, non sarà possibile realizzare un mondo libero dalla fame”.

Siamo arrivati sulla Luna cinquant’anni fa, ora si parla di Marte, ma non riusciamo a sfamare tutti gli abitanti della Terra

Arif Husain, Capo Economista del WFP, a Roma la scorsa settimana. Foto: WFP/Peyvand Khorsandi

Per quanto riguarda il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, previsto per il 2030, il mondo “sta andando nella direzione opposta”, spiega Arif Husain, poiché secondo il rapporto SOFI il numero di persone che soffrono la fame nel mondo è tornato ad essere quello di dieci anni fa. “Abbiamo ancora a che fare con i conflitti” spiega Husein “e con i fenomeni climatici estremi, così come con i grandi shock economici”.

Ciò che accade in Medio Oriente — in special modo i conflitti in Siria, Yemen e Iraq — e gli eventi legati al clima in Paesi come Malawi, Madagascar, Mozambico, El Salvador e Guatemala hanno esacerbato il problema della fame.

Il rapporto SOFI di quest’anno si concentra su come le economie più deboli abbiano un impatto negativo sui livelli della fame.

La disuguaglianza ha un impatto severo sulla fame, poiché la prevalenza di grave insicurezza alimentare è circa tre volte più elevata nei Paesi con grandi disuguaglianze nella distribuzione del reddito.

Husain aggiunge che “questo è particolarmente tangibile nei Paesi caratterizzati da basso reddito in cui la disuguaglianza aumenta del 20 per cento la probabilità di grave insicurezza alimentare rispetto ai Paesi con un reddito medio”.

Inoltre, la probabilità di soffrire a causa dell’insicurezza alimentare aumenta di circa il 10 percento per le donne rispetto agli uomini.

Vi sono conflitti in molti Paesi africani e, se questi si combinano con i fenomeni climatici estremi e l’emarginazione economica, oggi si arriva ad un 20 per cento in più di persone denutrite”, spiega Husain.

I Paesi in cui la fame è causata dal clima e dalla malnutrizione includono l’Afghanistan, il Ciad, la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan, lo Yemen e la Siria.

Dovremmo parlare della sfida della fame in maniera più chiara e decisa” afferma Husain. “C’è un alto costo intergenerazionale da pagare per quei bambini che soffrono a causa di deficit di sviluppo e deperimento”.

“Il costo non è solo finanziario, ma anche politico e sociale — se non ci occupiamo di queste cose in un mondo tanto globalizzato, avremo sempre di più estremismi, fenomeni migratori e conflitti. E’ così, i conflitti si perpetuano da soli.”

Kondougou, un villaggio in Mali sostenuto dal WFP, nel maggio 2018. Foto: WFP/Cecilia Aspe

Husain enfatizza l’importanza della nutrizione per i bambini, poiché un “inizio debole” per le future generazioni può solamente aggravare il problema della fame.

Se non si riceve un’adeguata nutrizione nei primi 1.000 giorni della propria vita — dal concepimento al secondo anno — sarà impossibile raggiungere la piena produttività, o comunque sarà molto difficile. Stiamo parlando di una generazione che potrebbe essere completamente emarginata.”

Nessun Paese può ignorare questo costo, spiega il Capo Economista del WFP Arif Husain.

“Dobbiamo capire che non si tratta più di un problema di qualcun altro. Se tutti noi non ci impegniamo a risolvere questo problema, in un modo o nell’altro ne pagheremo le conseguenze. Sarebbe meglio farlo adesso — e pagarle meno — piuttosto che avere un conto più salato dopo.”

Fondamentale, per cambiare le sorti dei Paesi dove il problema della fame persiste, è “dare potere alle donne nel settore agricolo perché sono il 47 per cento della forza lavorodice Husain. “Immaginate di lasciare da parte la la metà della forza lavoro, come si può pretendere poi di prosperare?”

Nonostante tutto, Husain è incoraggiato dalla “rinnovata presa di coscienza che la fame a questi livelli dovrebbe essere inaccettabile nel ventunesimo secolo”, e cita la risoluzione 2417 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che riconosce la relazione tra fame e conflitti e che condanna l’uso della privazione del cibo come arma di guerra.

Arif Husain crede fermamente che sia necessario continuare ad attivarsi per porre fine ai conflitti e a lavorare per realizzare un mondo a Fame Zero.

Se ci impegniamo davvero, se facciamo sentire la nostra voce, se prendiamo atto che le responsabilità riguardano i Governi e se tutti noi siamo disposti a contribuire, possiamo risolvere il problema.”

Leggi il report SOFI 2019 (in lingua inglese)

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile #2 — Fame Zero - è la priorità del World Food Programme che lavora al fianco dei più vulnerabili per realizzare un mondo dove nessun uomo, donna e bambino debba soffrire per la mancanza di cibo sano e nutriente.

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Account di WFP e WFP Italia Onlus. Il WFP è l'agenzia ONU che combatte la fame nel mondo. WFP Italia è la Onlus a sostegno del WFP.